Molti pensano che l’aria che respiriamo ogni giorno sia sufficientemente pulita, ma numerosi rapporti recenti dimostrano l’opposto: in gran parte delle città italiane, la qualità dell’aria resta una delle principali emergenze per la salute pubblica. Nel 2025, più di un quarto dei capoluoghi italiani supera ancora i limiti di legge attuali per le polveri sottili, mentre il 71% rischierà di essere “fuorilegge” con i più severi standard europei previsti dal 2030. Il quadro è aggravato da fonti d’inquinamento meno note ma altrettanto rilevanti e spesso trascurate nella vita quotidiana, come quelle domestiche e legate agli ambienti chiusi.
L’inquinamento atmosferico nelle città italiane
Secondo gli ultimi dati rilasciati da Legambiente nel report “Mal’Aria di città 2025”, le città italiane continuano a registrare livelli preoccupanti di PM10 e PM2.5 (polveri sottili), biossido di azoto (NO2) e ozono troposferico (O3), tutti agenti noti per avere effetti nocivi sulla salute. Si tratta di sostanze responsabili di malattie croniche, infiammazioni polmonari e aggravamenti delle condizioni respiratorie, con incidenza più alta tra bambini, anziani e soggetti vulnerabili. Nonostante qualche progresso rispetto al passato — dovuto a provvedimenti locali come le limitazioni al traffico e il rinnovo del parco mezzi — l’Italia rimane lontana dagli obiettivi fissati dall’Unione Europea e dalle raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per la protezione della popolazione.
Molte città superano ancora ampiamente i valori guida dell’OMS: a Milano e Vicenza, per esempio, le stazioni di monitoraggio hanno registrato medie annue di PM10 oltre 40 µg/m³, il doppio di quanto indicato dalle linee guida OMS più recenti.
Le cause “inaspettate” dell’inquinamento quotidiano
Quando si pensa all’origine dell’inquinamento atmosferico, si tende a puntare il dito su traffico veicolare e attività industriali. Tuttavia, esistono molteplici cause spesso sottovalutate:
- Inquinamento domestico: Molti non sanno che l’aria negli ambienti chiusi, come case, scuole e uffici, può essere più contaminata di quella esterna. Fonti comuni sono la combustione (stufe, camini), la cottura dei cibi senza adeguata ventilazione, prodotti per la pulizia e materiali da costruzione che rilasciano composti organici volatili (COV) come formaldeide e toluene.
- Sistemi di trattamento dell’aria: Impianti di ventilazione e condizionamento, se non regolarmente manutenuti e igienizzati, possono diventare ricettacolo e veicolo di inquinanti, tra cui muffe e batteri che si diffondono attraverso le canalizzazioni.
- Allergeni indoor: La polvere, la forfora degli animali domestici e i pollini che entrano dall’esterno si accumulano negli ambienti chiusi, provocando reazioni in soggetti predisposti.
- Radon: Questo gas radioattivo naturale proveniente dal sottosuolo può penetrare in scantinati e piani bassi degli edifici, soprattutto in zone a rischio, rappresentando un serio pericolo sottovalutato per la salute a lungo termine.
- Fumo passivo: Il consumo di tabacco, anche se limitato a uno o pochi ambienti, rilascia sostanze tossiche che restano sospese nell’aria per ore, aggravando la contaminazione degli ambienti domestici.
Inquinamento indoor: un nemico invisibile
Il problema dell’inquinamento dell’aria interna è spesso sottostimato: si tende a pensare che sia sufficiente chiudere le finestre nei giorni critici o dotarsi di depuratori, senza considerare che le sorgenti inquinanti sono già dentro le nostre case e uffici. I composti organici volatili (COV) possono essere rilasciati lentamente e costantemente da vernici, colle, tende, tappeti, mobili in truciolato e da una lunga lista di prodotti d’uso comune. All’interno degli edifici, la concentrazione di alcuni inquinanti può risultare da 2 a 5 volte superiore rispetto agli ambienti esterni.
Tra gli effetti a breve termine della scarsa qualità dell’aria figurano mal di testa, bruciore agli occhi, tosse secca e irritazioni cutanee, ma le conseguenze sul lungo periodo sono ancora più serie: sono stati riscontrati aumenti nel rischio di allergie, asma e patologie polmonari croniche. In uffici e ambienti lavorativi, la qualità scadente dell’aria è correlata al cosiddetto “sick building syndrome”, che causa riduzione dell’efficienza e disagio diffuso tra gli occupanti.
Strategie per respirare aria più pulita
Affrontare in modo efficace l’emergenza legata all’inquinamento atmosferico e domestico richiede azioni coordinate su più livelli:
- Sviluppo di reti di trasporto sostenibile: incentivare l’utilizzo di mezzi pubblici, bici e spostamenti a piedi riduce le emissioni provenienti dai veicoli.
- Rinnovo del parco edilizio: prediligere materiali a basso rilascio di COV e garantire una buona ventilazione naturale negli ambienti chiusi.
- Regolare manutenzione degli impianti di climatizzazione: pulizia periodica dei filtri e dei condotti, uso di tecnologie di filtraggio avanzate.
- Riduzione o eliminazione del fumo in ambiente domestico.
- Monitoraggio della presenza di radon in zone a rischio tramite kit specifici e interventi di bonifica se necessario.
- Sensibilizzazione: campagne di informazione sulle fonti inaspettate di inquinamento indoor e sulle buone pratiche per ridurre l’esposizione a sostanze nocive.
Oltre alle azioni individuali, sono necessari interventi strutturali e una rigorosa applicazione delle normative esistenti per ridurre l’immissione di inquinanti nell’atmosfera e tutelare la salute collettiva. La revisione dei limiti legali di emissioni e la progressiva adozione di standard più restrittivi su tutta la penisola sono passaggi obbligati per invertire la tendenza e garantire aria pulita alle generazioni future.
In conclusione, la qualità dell’aria che respiri ogni giorno è il risultato di molteplici fattori, alcuni dei quali poco intuitivi e spesso sottovalutati. Solo una maggiore consapevolezza delle cause — a casa, al lavoro e negli spazi pubblici — può spingerci a pretendere e ottenere interventi efficaci a tutela della nostra salute e di quella dell’ambiente.