Hai questa età? Devi fare subito lo screening per il papilloma virus

Il papilloma virus umano, più comunemente conosciuto come HPV, è uno dei virus più diffusi tra la popolazione adulta, e rappresenta il principale fattore di rischio per lo sviluppo di lesioni al collo dell’utero che possono condurre nel tempo al cancro della cervice uterina. In Italia, i programmi di screening cervicale sono stati progettati in base alle raccomandazioni delle Linee Guida Europee e delle autorità sanitarie nazionali, con l’obiettivo di salvaguardare la salute delle donne attraverso la diagnosi precoce ed efficace di eventuali alterazioni cellulari.

Quali età sono coinvolte nello screening per il papilloma virus?

Il calendario dello screening del collo dell’utero regola in modo preciso le modalità e le tempistiche con cui le donne vengono invitate a sottoporsi ai test preventivi. La fascia di età di riferimento, nella quasi totalità delle Regioni italiane, comprende le donne tra i 25 e i 64 anni, suddivise in due gruppi principali a seconda dell’età e dello stato vaccinale contro l’HPV:

  • Donne tra i 25 e i 29 anni: questa fascia d’età viene avviata al Pap test ogni tre anni. Lo scopo di questo test è rilevare le eventuali alterazioni delle cellule del collo dell’utero che, se ignorate, potrebbero trasformarsi col tempo in lesioni pretumorali. È importante sottolineare che il Pap test, rispetto al test HPV, è più adatto alle donne sotto i 30 anni, in quanto il rischio di infezioni transitorie è molto elevato e il Pap test aiuta a ridurre interventi inutili.
  • Donne dai 30 ai 64 anni: in questa fascia d’età si effettua il test HPV (HPV-DNA) ogni cinque anni. L’arrivo ai 30 anni segna generalmente il momento in cui il test HPV viene introdotto come strumento principale dello screening, grazie alla sua maggiore efficacia nella rilevazione precoce di lesioni provocate dal virus e alla ridotta probabilità di infezioni transitorie spontaneamente risolutive.

Se una donna è stata vaccinata con almeno due dosi di vaccino anti-HPV prima dei 15 anni, lo screening può essere posticipato direttamente all’età di 30 anni, momento in cui si effettua il test HPV ogni cinque anni.

Perché è importante rispettare le fasce di età?

Le fasce di età indicate per lo screening cervicouterino non sono casuali ma si fondano su evidenze scientifiche e su studi epidemiologici che hanno dimostrato quali siano i periodi critici in cui il rischio di sviluppare lesioni persiste o diviene significativo. Ad esempio, le lesioni riconducibili all’infezione da HPV nelle donne più giovani hanno spesso un’evoluzione benigna e si risolvono senza interventi. Per questo, lo screening con il test HPV eseguito precocemente (prima dei 30 anni) aumenterebbe il rischio di trattamenti inutili, pur in presenza di infezioni destinate frequentemente a regredire spontaneamente.

Al contrario, dopo i 30 anni il rischio di persistenza dell’infezione cresce e, con esso, aumenta la possibilità che il virus provochi alterazioni cellulari durature, rendendo il test HPV la scelta più efficace per la prevenzione. Una programmazione scientifica dello screening consente di ottimizzare risorse sanitarie, limitare i danni da sovradiagnosi e garantire alle pazienti una tutela reale e mirata.

Come si svolge lo screening: Pap test e test HPV

Lo screening cervicale presso i centri pubblici è semplice, rapido e sicuro. Nella pratica, sia il Pap test che il test HPV consistono in un prelievo di cellule dal collo dell’utero tramite uno strumento chiamato speculum. In pochi minuti una professionista ostetrica raccoglie il materiale necessario con una spatola o un piccolo spazzolino, che viene poi conservato in una soluzione liquida e inviato a laboratori specializzati per l’analisi.

La scelta del test da effettuare viene stabilita automaticamente dal programma regionale in base all’età, allo stato vaccinale e alla storia clinica della paziente. In presenza di alterazioni riscontrate dal Pap test, si può procedere con ulteriori approfondimenti, tra cui il test HPV, la colposcopia e, se necessario, una biopsia.

Test HPV: vantaggi e limiti

Il test HPV rappresenta oggi lo standard più avanzato nella prevenzione del tumore della cervice uterina. Si tratta di una tecnica di biologia molecolare che individua direttamente la presenza del materiale genetico del virus all’interno delle cellule prelevate. La sua alta sensibilità consente di anticipare la diagnosi rispetto al Pap test e di ridurre la frequenza degli esami (eseguito ogni cinque anni anziché ogni tre).

Tuttavia, nelle donne più giovani la frequente presenza di infezioni transitorie può portare a falsi positivi e all’esecuzione di procedure invasive non necessarie. Ecco perché questa metodica è raccomandata solo a partire dai 30 anni.

Screening e vaccino anti-HPV: come cambia il percorso di prevenzione

La vaccinazione anti-HPV ha rivoluzionato l’approccio preventivo nei confronti delle patologie correlate al Papillomavirus umano. Il vaccino, a oggi incluso tra quelli raccomandati e gratuiti per la fascia di età adolescenziale, protegge dai tipi di HPV maggiormente implicati nello sviluppo del cancro del collo dell’utero. Le donne vaccinate in giovane età (due dosi entro i 15 anni) sono considerate a bassissimo rischio di sviluppare lesioni prima dei 30 anni; di conseguenza, l’invito allo screening con test HPV può essere posticipato direttamente a quest’età, ottimizzando risorse e riducendo le ansie correlate agli screening nelle fasce più giovani.

Differenze chiave tra vaccinate e non vaccinate

  • Vaccinate entro i 15 anni: screening con test HPV a 30 anni.
  • Non vaccinate: Pap test dai 25 ai 29 anni ogni tre anni, poi test HPV dai 30 anni ogni cinque anni.

L’aumento delle coperture vaccinali tende sempre più a orientare le politiche sanitarie verso una personalizzazione del percorso di screening, in modo da offrire sia massima protezione individuale sia riduzione dei costi immotivati per il sistema sanitario.

Quando rivolgersi al medico e altre indicazioni rilevanti

Occorre ricordare che lo screening periodico è rivolto alle donne asintomatiche all’interno delle fasce di età raccomandate. Tuttavia, la presenza di sintomi anomali come perdite ematiche fuori ciclo, dolore pelvico ricorrente, sanguinamenti dopo i rapporti o altri segnali insoliti impone sempre un consulto medico, indipendentemente dall’età o dal calendario dei test di screening. Le donne fuori fascia raccomandata che presentano fattori di rischio o necessitano di chiarimenti possono rivolgersi al proprio medico di medicina generale.

Va sottolineata inoltre la possibilità di eseguire il test di screening anche in gravidanza, preferibilmente nel primo trimestre, per garantire continuità alla prevenzione senza rischi per la salute della madre e del feto.

Tutti i test di screening sono gratuiti, gestiti dal Sistema Sanitario Nazionale e preservano la privacy delle pazienti. I risultati sono monitorati periodicamente, così da mantenere elevati standard di qualità e migliorare costantemente l’efficacia.

In sintesi, la conoscenza del calendario di screening e delle proprie caratteristiche di rischio è il primo importante passo per effettuare una prevenzione veramente efficace contro il papilloma virus e le sue complicanze. Seguire le indicazioni del Sistema Sanitario permette di proteggere non solo se stesse, ma anche la comunità, riducendo in modo significativo la diffusione delle malattie correlate.

Lascia un commento