Attenzione quando compri una mascherina: ecco come scegliere il filtro giusto per i rischi reali

La scelta di una mascherina protettiva e del relativo filtro è una decisione fondamentale per la tutela della salute nei contesti in cui possono essere presenti agenti nocivi per le vie respiratorie. Un errore nella selezione del dispositivo può rendere nullo il livello di protezione e comportare rischi concreti, sia in ambito domestico che lavorativo. Per individuare il filtro giusto è necessario considerare una serie di fattori specifici e seguire precise raccomandazioni.

Individuare i rischi reali e analizzare l’ambiente

Prima di scegliere qualsiasi tipo di mascherina o filtro, occorre identificare i contaminanti potenzialmente presenti nell’ambiente in cui si opererà. Le sostanze che possono causare danni alle vie respiratorie si suddividono in macrocategorie: polveri, fumi, aerosol, vapori, gas organici e inorganici. L’analisi dei rischi parte sempre dalla valutazione della presenza e concentrazione di tali contaminanti. Solo così si potrà abbinare un filtro adeguato, evitando sia una protezione insufficiente che un eccesso di precauzione inutile e costoso.

Negli ambienti di lavoro è consigliato affidarsi a specialisti o richiedere una campionatura dell’aria per una valutazione accurata. Questo approccio permette di individuare le classi di rischio secondo le normative vigenti e scegliere dispositivi idonei anche ai casi più specifici come la protezione da amianto, solventi chimici o batteri e virus patogeni.

Classificazione e codifica dei filtri: colori e sigle

Ogni filtro presenta una classificazione tecnica indicata sulla confezione e, spesso, con un codice colore che facilita il riconoscimento immediato della tipologia di contaminante da cui protegge. La normativa europea EN 143 e EN 14387 stabilisce le categorie dei filtri:

  • Filtri antipolvere (P): proteggono da particelle solide e liquide; sono suddivisi nelle categorie P1, P2 e P3 (dove P3 garantisce il massimo livello di filtrazione, fino al 99,97% delle particelle ultrafini). Ideali contro polveri non tossiche, polveri tossiche e particelle pericolose come l’amianto.
  • Filtri antigas (A, B, E, K, ecc.): ogni lettera si riferisce a uno specifico tipo di gas o vapore:

    • A: vapori organici (solventi, vernici)
    • B: gas e vapori inorganici (cloro, idrogeno solforato)
    • E: gas acidi (anidride solforosa, cloruro di idrogeno)
    • K: ammoniaca e derivati
  • La codifica a colori è standardizzata: ad esempio, marrone per vapori organici, grigio per gas inorganici, giallo per gas acidi, verde per ammoniaca, bianco per polveri. Questa suddivisione aiuta a scegliere più rapidamente il filtro adatto senza rischiare errori.

Esistono anche filtri combinati che integrano entrambe le funzioni antipolvere e antigas, indicati per ambienti in cui coesistono diversi tipi di contaminanti. La compatibilità con la maschera in uso è sempre da verificare, perché non tutti i filtri si adattano a ogni modello.

Certificazioni e norme di sicurezza

La garanzia di una protezione reale non prescinde dalla presenza di certificazioni riconosciute. In Europa il marchio CE è obbligatorio e attesta la conformità alle norme comunitarie. È importante controllare che il filtro sia conforme almeno alle normative EN 143 (per particolato) o EN 14387 (per gas e vapori).

Altre informazioni da ricercare, tipicamente riportate sull’imballo e sul dispositivo stesso, includono: nome del produttore, numero della norma, classe di efficienza e la data di scadenza. Un filtro scaduto o non integro non offre più la protezione dichiarata.

Per chi cerca standard ancora più elevati — ad esempio nei luoghi in cui ci siano rischi di esposizione ad aerosol biologici come virus e batteri — è fondamentale spingersi su classi di protezione FFP3 oppure scegliere maschere integrate con filtri specifici per agenti patogeni. Le classi di protezione per mascherine filtranti sono tre:

  • FFP1, idonea per polveri senza tossicità particolare (filtraggio minimo 80%).
  • FFP2, studiata per polveri tossiche e particelle pericolose (filtraggio minimo 94%).
  • FFP3, la più efficiente contro particelle ultrafini, allergeni, virus e amianto (filtraggio minimo 99%).

Per i dispositivi a cartuccia, la sigla FFP non si applica, ma i filtri devono rispondere alle normative sopra citate, con indicazioni precise sul tipo di gas o polvere filtrata.

Durata, segni di saturazione e corretto mantenimento

I filtri non sono eterni. Hanno una durata limitata che dipende dal tipo di contaminante, dalla concentrazione e dall’uso effettivo. Segni tipici che indicano la necessità di cambiare filtro includono:

  • Aumento della difficoltà respiratoria durante l’utilizzo della maschera.
  • Percezione di odori anomali che prima non venivano rilevati.
  • Raggiungimento della data di scadenza riportata.
  • È fondamentale poi conservare i filtri inutilizzati in ambienti puliti, asciutti e lontano da contaminanti per non comprometterne l’efficacia prima dell’utilizzo. La manutenzione della maschera — pulizia dopo ogni utilizzo e verifica della tenuta del facciale — è altrettanto importante quanto la scelta iniziale del filtro.

    Un filtro ben mantenuto e sostituito secondo le indicazioni consente di lavorare o muoversi in ambienti potenzialmente pericolosi senza rischiare inutili esposizioni che nel tempo possono provocare danni irreversibili alle vie respiratorie.

    Consigli pratici e sicurezza personale

    Per scegliere correttamente è utile ricordare alcuni passaggi chiave:

    • Effettuare sempre un’analisi preventiva del rischio, valutando tipologia di contaminante e concentrazione.
    • Consultare la classificazione dei filtri in base ai colori e alle sigle normate.
    • Verificare compatibilità tra filtro e mascherina e la presenza della marcatura CE e della norma di riferimento.
    • Prestare attenzione alla data di scadenza e ai segnali di saturazione durante l’utilizzo.
    • Sostituire regolarmente i filtri e conservare quelli inutilizzati in modo appropriato.
    • Non trascurare vestibilità e comfort: una maschera scomoda non verrà indossata a lungo, diminuendo così la protezione reale.

    Una corretta informazione e una scelta approfondita, basata su dati oggettivi e criteri di sicurezza, permette di proteggere davvero la salute, sia contro aggressioni occasionali dovute a inquinamento o epidemie, sia nei contesti professionali dove l’esposizione a sostanze tossiche può essere una minaccia costante.

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